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Ascoli Piceno

palazzo alvitreti

Palazzo Alvitreti

Palazzo della Associazione Industriali della Provincia di Ascoli Piceno

Il Palazzo Alvitreti sorge in un punto strategico del tessuto urbano. Occupa infatti un'area di circa 750 mq nel quadrante sud-ovest dell'incrocio tra il "cardo" e il "decumanus", ovvero il punto d'incontro tra le principali direttrici nord-sud ed est-ovest che, già dall'epoca romana, erano riferimento nelle geometrie urbanistiche, dividendo la città in quartieri e poi in sestrieri.

Nell'archivio della famiglia Alvitreti, nobile famiglia ascolana, vi è traccia che nel 1546 l'opera venne conclusa dal Capitano Mariano Alvitreti su disegni di Cola dell'Amatrice ma non sono disponibili ulteriori documenti a riguardo.

Tuttavia anche se il portale bugnato di via Alvitreti, opera del lombardo Girolamo di Cristoforo, riporta effetivamente inciso l'anno MCXLVI, approfondite ricerche hanno dimostrato che il palazzo è frutto di una serie di rimaneggiamenti architettonici, di demolizioni, di ricostruzioni ed annessioni che hanno interessato l'area per quasi tutto il secolo precedente – e sicuramente tutto il successivo – trasformando in più fasi quello che era l'originario insediamento medievale, per arrivare solo nel 1621 ad una struttura e ad una volumetria che è la più simile a quella esistente oggi.

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Fig. 1

Dalle origini medievali alle trasformazioni rinascimentali

Nel catasto della città del 1430 l'area era composta di 12 abitazioni ed una torre (fig.1) separate da rue interne sull'asse nord-sud, mentre si rinviene tra gli atti del Consiglio Comunale, alla supplica n. 4 del 19 agosto 1485, la richiesta di "Ser Iacopo Alvitreti" di "eleggere due cittadini per vedere la parete della casa che intende fabbricare verso la casa degli eredi Saladini e chiede di poter edificare dallo spigolo della casa del Maestro Pietro Vannini recto filo ad abbellimento della città."

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Fig. 2

Si desume pertanto che alla fine del '400 casa Alvitreti insistesse solo su una parte dell'attuale isolato e nello specifico nell'area che si affaccia su via Alvitreti e Rua dell'Aquila (fig.2), per estendersi poi fino all'incrocio con via del Trivio, nel cui spigolo è ancora presente la porta d'ingresso dell'orafo Vannini (fig.3), che riporta l'elegante monogramma IHS sull'architrave (fig.4).t;

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Fig. 5

All'inizio del XVI secolo anche la Piazza del Popolo assumeva le forme attuali con la costruzione dei loggiati e gli ammodernamenti del Palazzo del Popolo, ma il lato settentrionale del palazzo che si affacciava sull'attuale Corso Mazzini era ancora incompleto, come risulta dal catasto del 1550 (fig.5).

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Fig. 6

Dall'atto notarile del 1545 apprendiamo che il Maestro Girolamo, si era impegnato a realizzare per Mariano di Gaspare Alvitreti una porta per il valore di 16 ducati, che doveva essere "lapideam conciam et intavolatam modo et forma prout sunt porte". Il portale principale dunque su via Alvitreti (fig.6), tuttora esistente, bugnato con sedute alla base dei due lati, fu completato nell'anno successivo come riportato nell'apicale incisione: "MARIANUS ALVITRETUS FUNDAVIT MDXLVI" (fig.7).

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Fig. 7

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Fig. 8

La pianta attuale

È nel 1621, con atto notarile del 18 settembre che "Antonio Giosafatti veneto lapicida nella città di Ascoli, e i figli Ventura, Giovan Domenico e Silvio" si impegnarono con Silvio Alvitreti a realizzare "un poggetto nella cantonata della sua casa verso il tribio svoltando verso Sant'Agostino [...] con li suoi balaustri basamenti, che vanno sotto i balaustri et cimasa va di sopra del istessa longhezza conformato alla misura che anderà in detto poggetto" lasciando ragionevolmente presumere che tutta l'area fosse ormai di proprietà della famiglia Alvitreti. (fig.8).

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Fig. 9

È dunque riconducibile a lui la costruzione del portico o "poggétto" con terrazza soprastante, addossato alla facciata del palazzo posta lungo Corso Mazzini, come anche la riforma complessiva della facciata che andava ad inglobare la casa medievale con la torre posta sulla "Croce del Trivio". La realizzazione tendeva ad uniformare i diversi andamenti planimetrici di tre diverse facciate con la realizzazione di un ulteriore ingresso sul Corso, senza che ciò dovesse comportare la demolizione e la ricostruzione complessiva.

In corrispondenza del terrazzo, il primo piano fu trasformato in un ampio salone il cui soffitto venne decorato, secondo Baldassarre Orsini, con affresco dell'artista Ludovico Trasi (fig.9).

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Fig. 10

La perdita della torre medioevale

Dalla veduta prospettica della città di Ascoli incisa da Emidio Ferretti nel 1646 (fig.10) si nota sul lato nord-est del Palazzo, all'incrocio tra Corso Mazzini (decumano) e Via del Trivio (cardo), una torre di cinque livelli sopra strada connessa in maniera omogenea al primo di due loggiati, evidenziando un'unica facciata in cui sono comunque distinguibili i diversi blocchi costruttivi.

In data 27 luglio 1746, il Consiglio di Ascoli annota "Torre nella Casa delli SS.ri Silvio e Giuseppe Alvitreti e demolizione ad essi permessa".

Il documento recita: "Ill.mi Signori Silvio e Giuseppe Alvitreti di Ascoli oratori umilissimi delle SS.VV. Ill.me riverentemente le rappresentiamo avere una torre nella loro casa corrispondente alla Croce del Trivio, e strada del Corso, la quale minaccia rovina di cadere, avendo fatto molti segni, come dall'acclusa attestazione, e perizia de Mastri Antonio del Grande, e Giannicola Tosti muratori, approvata dal Sig.r Lazzaro Giusaffatti architetto. Supplicano pertanto le SS.VV. Ill.me concedere licenza di poterla demolire fino al tetto di detta casa."

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Fig. 11

Non sono rinvenuti altri documenti specifici pertanto non è dato sapere quali fossero i reali motivi dei "molti segni" citati, sebbene è presumibile che possano esser stati diversi i fattori scatenanti, dal terremoto dei Monti Reatini del 14 gennaio 1703 che provocò migliaia di morti ma che fortunatamente ad Ascoli Piceno causò solo lievi danni, tanto che per lo scampato pericolo fu eretto il Tempietto di Sant'Emidio alle Grotte poi terminato nel 1720, al rimaneggiamento delle pareti portanti che nei secoli avevano subito numerose modificazioni.

Da un'incisione di Baldassarre Orsini del 1790 che raffigura il Palazzo del Governo (fig. 11), ossia il lato di Palazzo dei Capitani che si affaccia sulla via del Trivio, è evidente, in primo piano sul lato destro, il profilo del Palazzo Alvitreti dopo la demolizione della torre medievale, di cui non è stata rinvenuta nessuna rappresentazione precedente se non quella della pianta del Ferretti.

Occorrerà attendere i lavori del Bazzani del 1925 che restituiranno al palazzo la conformazione originaria, grazie alla ricostruzione della torre e del portico, ossia delle opere tutt'ora esistenti.

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Fig. 12

Dall'ottocento fino ad oggi

L’introduzione in epoca napoleonica del catasto su modello francese ci consente di rinvenire, presso l'Archivio di Stato di Roma, una rappresentazione grafica esatta del complesso edilizio di Palazzo Alvitreti del 1830 (fig. 12) che al tempo comprendeva i numeri di mappa 153,154,158 e 159 descritti come "Casa per abitazione con botteghe di affitto e casa ad uso pagliara di proprio uso con orto". Questo lascia presumere che il terrazzo del primo piano a contatto con il muro limitrofo, nell'angolo sud-ovest del palazzo fosse stato realizzato con funzioni di collegamento, per accedere all'orto adiacente e alla "pagliara" su vicolo delle Poste (ora rua Scaie).

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Fig. 13

Dal 1874 fino ad inizio del secolo scorso vi è traccia di un carteggio tra il Comune e gli eredi Alvitreti per la sistemazione del portico del Corso a causa di "un forte movimento verificatosi nell'ultimo arco a ponente".

Verranno realizzate tuttavia solo opere provvisorie di puntellamento e di parziale consolidamento.

Sul finire del secolo la famiglia Alvitreti lascia progressivamente l'abitazione del palazzo affittandone sempre più e maggiori porzioni a privati. Tra questi il Circolo Cittadino che nel 1891 inaugura la sua nuova sede al primo, dove rimarrà sino al 1974.

Salvo i pregevoli lavori di restauro interno realizzati dal Circolo stesso e descritti nella cronaca del Piceno del 17 febbraio 1895, il palazzo entra in una lunga fase di declino, testimoniata anche da alcune foto d'epoca di Corso Umberto I (fig.13-14), oggi Corso Mazzini, che verrà parzialmente interrotta nel 1914 con l'Ordinanza Commissariale di demolizione dell'antico portico realizzato da Giosafatti trecento anni prima.

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Fig. 14

Un amaro epilogo che lascerà per oltre un decennio il palazzo privo della sua originale conformazione, amputato ancora una volta ed esposto a notevoli critiche da parte della comunità locale per via della non immediata ricostruzione.

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Fig. 15

Pochi i documenti disponibili, ma il settimanale Eja! del 9 maggio 1925 pubblica il disegno dell'Arch. Cesare Bazzani (fig.15) per la ricostruzione del portico e della torre del Palazzo Alvitreti.

Vita Picena del 19 dicembre negli "Echi di cronaca" pubblica la notizia della ricostruzione della torre del palazzo Alvitreti che stà riacquistando il suo aspetto medievale.

I lavori di consolidamento e di successiva ricostruzione del portico furono conclusi l'anno successivo. La rivista Vita Picena del 18 dicembre 1926 nella Cronaca afferma: "Si può fare un Natale allegro! Ora che la torre misteriosa sta a guardia del suo suntuoso Caffè Centrale, ora che l'elegante portico è tornato ad abbellire il medioevale palazzo dei marchesi Alvitreti."

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Fig. 16

L'opera finita, che è quella che è giunta sino ai giorni nostri, si distinguerà dalla precedente per uno spostamento del portico che arriverà sino a poggiare sul limitrofo Palazzo Cesari, tale da lasciare a vista in tutta la sua imponenza la torre in pietra. (fig.15)

La torre diventa l'elemento centrale, prendendo spunto dall'antico profilo medievale, ma rendendolo più elegante, con un balcone ad angolo al secondo piano. Il tutto è impreziosito da una loggia panoramica sottostante i classici merli.

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Fig. 17

Una cartolina del 1930 di Ascoli (fig.17 - foto di Coppola realizzata dal tetto della Loggia dei Mercanti) testimonia il maestoso profilo del palazzo Alvitreti che, incastonato nella nuova pavimentazione del Corso, con la rinata torre e il loggiato ricostruito, torna ad antico splendore e restituisce finalmente alla città uno degli scorci più belli e tuttora maggiormente fotografati.

L'Associazione degli Industriali della Provincia di Ascoli Piceno, che già aveva occupato dei locali in affitto in via Malta (oggi via del Trivio) dopo la guerra, prese in locazione il primo piano del palazzo posizionando i propri uffici nelle stanze lasciate dal Circolo Cittadino e in attesa dei lavori di ampliamento della sede di proprietà acquistata in via delle Torri.

Tuttavia, a causa di numerose difficoltà di ampliamento emerse in un secondo momento ed essendo sopraggiunto nel 1974 un accordo con il Marchese Alvitreti per l'acquisizione del palazzo, ad eccezione di alcuni locali commerciali, venne ceduta la sede di via delle Torri per procedere all'acquisto dell'immobile di Corso Mazzini 151.

Tra il 1978 e il 1983 l'immobile è stato oggetto di un'importante opera di consolidamento statico e di restauro architettonico commissionato dall'Associazione degli Industriali all'architetto Enrico Teodori.

Gli eventi sismici del 2016 e 2017 del centro Italia hanno gravemente danneggiato il palazzo rendendolo parzialmente inagibile e imponendo opere temporanee di messa in sicurezza che vengono effettuate a novembre 2016. La proprietà è stata recentemente autorizzata a procedere con gli interventi di ristrutturazione e miglioramento sismico. L'avvio dei lavori è previsto nel 2023.