Confindustria
Ascoli Piceno

Di Piergiorgio Crincoli

Indagine Confindustria sul lavoro del 2023

Presentato il lavoro a cura di Labartino G., Mazzolari F., Morleo G. (Nota dal Centro Studi Confindustria n. 3-2023).

L’annuale indagine Confindustria sul lavoro, svolta tra febbraio e aprile 2023, fornisce informazioni per il 2022 e inizio 2023 su struttura dell’occupazione e politiche aziendali di gestione del lavoro nelle aziende associate. In questa pagina sono disponibili le tavole riassuntive e comparative relative alle principali variabili oggetto di indagine.Particolare attenzione quest’anno è dedicata, da un lato, al tema delle competenze di difficile reperimento da parte delle imprese e delle azioni intraprese per farvi fronte e, dall’altro, alle modalità di gestione dei processi di ricambio generazionale della forza aziendale. L’indagine, inoltre, riprende il tema del lavoro agile, continuando a monitorarne la diffusione ma anche chiedendo alle imprese quali siano concretamente i vantaggi e le problematiche riscontrate nell’utilizzo di questa modalità di lavoro.


Un analisi che parte dal presentare i dati dell'occupazione nelle imprese del Sistema Confindustria nel 2022, trainata dall'incremento femminile (+3,4%). Nel complesso è aumentata del 2,6%, sintesi di un incremento del 3,0% nelle imprese dei servizi e del 2,3% nel settore dell’industria.


Particolare attenzione è stata rivolta ai tassi di assenza dal lavoro: la malattia non professionale si è confermata la causa più frequente di assenza (4,5% delle ore lavorabili), seguita dagli altri permessi retribuiti (pari all’1,1%), che includono i permessi sindacali e quelli per visite mediche o accompagnamento parentale, e dai congedi retribuiti (anch’essi all’1,1%).


Infine un capitolo dedicato a politiche aziendali, il lavoro agile e il capitale umano. 


Tra le imprese che hanno partecipato all’ultima indagine, quasi un terzo (il 31,3%) ha dichiarato di applicare un contratto aziendale, cioè firmato con RSU/RSA o rappresentanze territoriali. Tra le materie regolate nei contratti aziendali, in primis, i premi di risultato collettivi: oltre i tre quarti dei contratti aziendali nelle imprese associate lo prevedono (76,8%), e la quota sale a 85,2% tra le imprese con almeno 100 dipendenti (89,0% se operanti nell’industria al netto costruzioni). Molto diffuse nella contrattazione aziendale anche la regolazione dell’orario di lavoro (53,0%), la possibilità di conversione del premio di risultato in welfare (41,3%), l’offerta di servizi di welfare aggiuntivi (39,3%) e la conciliazione vita-lavoro (37,1%).


Anche l’indagine di quest’anno ha rilevato il grado di utilizzo del lavoro agile (o smart working) da parte delle imprese associate, distinguendo tra le quelle che nel corso del 2022 hanno fatto esclusivamente ricorso al regime semplificato (cosiddetto “emergenziale”, introdotto nel 2020 con la pandemia) e quelle che lo hanno anche disciplinato in via “strutturale” (secondo le disposizioni della legge istitutiva del 2017). Quando interrogate sui vantaggi rilevati rispetto all’utilizzo del lavoro agile, oltre i tre quarti delle imprese ne indica almeno uno (76,1%). Tra queste, quando chiamate ad indicare i concreti vantaggi rilevati, il 44,7% indica una migliore attrazione o retention delle risorse umane strategiche, il 42,1% una riduzione dell’assenteismo, quasi il 40% un aumento della produttività dei dipendenti attraverso maggiore responsabilizzazione e orientamento al risultato. Per contro, il 30% indica almeno un probelma tra possibili ostacoli alla comunicazione tra il personale (59,1%), problematiche legate al minor senso di appartenenza da parte di chi usufruisce di tale modalità di lavoro (33,7%), alla ridotta interazione del personale con ripercussioni negative sull’innovazione (22,9%) e alle possibili situazioni di conflitto tra dipendenti eligibili e non eligibili (22,6%).


Rispetto al capitale umano si confermano le difficoltà di reperimento delle competenze necessarie per oltre la metà delle imprese. A fronte di un 24,7% di imprese che non aveva in corso ricerche di personale al momento della compilazione del questionario, un 58,0% riporta di aver riscontrato difficoltà, quota che sale al 62,1% tra le imprese industriali e al 73,1% tra quelle con almeno 100 dipendenti. Tra quel 58% di imprese che riporta difficoltà di reperimento del personale, una su tre le registra in maniera diffusa e trasversale (33,2%). Il 42,9% riporta difficoltà per mansioni manuali e tecniche, come quelle di operai e turnisti (quest’ultimo dato sale al 51,0% nell’industria). A fronte di quote relativamente contenute di imprese che segnalano difficoltà nel reperire risorse umane con competenze funzionali alla transizione digitale (4,9%, che sale a 10,3% tra quelle industriali), a una maggiore internazionalizzazione (1,8%) e alla transizione green (1,1%), vi è infine un 45,8% delle rispondenti che indica difficoltà nel reperire altre competenze e mansioni specifiche. Tra le varie azioni adottate dalle imprese si segnala che più di un quarto del totale delle imprese (27,9%) è coinvolto in programmi educativi sul territorio (ITS Academy, PCTO, tirocini curriculari, ecc.), percentuale che sale al 30,2% tra quelle industriali.


In allegato il rapporto completo e appendici.